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  19 Aprile 2024
09/04/2015 di Jessica Ricci

Comprare un Banksy a 160 euro? Sì, si può


"Sono stato raggirato": a Rabie Dardouna quello sulla porta della sua abitazione di un tempo sembrava un disegno non troppo di valore, un semplice graffito che si ergeva in mezzo a un mare di distruzione. E così il 33enne palestinese ha venduto quella porta di ferro alla cifra irrisoria di 700 shekel, corrispondenti a circa 160 euro, ignorando completamente il potenziale valore che quel disegno, ai suoi occhi così "semplice", potesse avere: la porta della sua casa bombardata era stata infatti, poco tempo prima, disegnata da uno degli artisti più quotati al mondo oggi, Banksy.
Intitolato "Bomb Damage" ed ispirato a "Il pensatore" di Auguste Rodin, il disegno era stato realizzato dallo street artist britannico di recente, dopo che era riuscito a raggiungere in incognito il territorio della Striscia di Gaza.
"Non avevo idea del valore che potesse avere il graffito o chi fosse questo Banksy", confessa amareggiato Dardouna alla BBC dopo essere venuto al corrente della verità. L´acquirente, artista e giornalista palestinese Belal Khaled, si difende dichiarando di non aver voluto raggirare il concittadino, ma il suo unico obiettivo era soltanto quello di proteggere l´opera e impedire che venisse rimossa, rovinata o distrutta. Dichiara inoltre di volerla esporre, rendendo visibile un´ opera dal grande significato dato il luogo in cui è stata realizzata e di essere inoltre in contatto con i rappresentanti di Banksy. Verità oppure no? Rimaniamo col beneficio del dubbio.
Quando si parla di Banksy è sempre tutto in incognito, tutto sul filo del detto-non detto, del visto-non visto. Proprio come nel suo stile e nella sua arte avvolta da un alone di mistero, ma allo stesso tempo così pubblica ed esplicita. I suoi graffiti urlano chiari messaggi che si scagliano contro il sistema, in tutto il mondo: quella dello street artist britannico è una guerrilla art, forma d´arte che si contraddistingue per l´anonimato dell´autore che agisce sempre senza svelare la propria identità.
Banksy lo fa dalla fine degli anni Ottanta, lasciando ancora tutti a bocca aperta per la sua grande capacità di passare inosservato in ogni angolo del mondo in cui ha portato la sua arte; basti pensare alla sua abilità di entrare nei musei più noti del mondo e appendere le sue opere tra le altre già esposte, senza che nessuno se ne accorga prima di qualche giorno. Messaggi contro la guerra, anti-istituzionali, anti-capitalistici e pacifisti accompagnano i suoi stencil che hanno fatto, e continuano a fare, il giro delle strade e dei luoghi pubblici del globo.
La sua identità non è nota. Qualcuno si chiede addirittura se Banksy esista, se sia soltanto un nome dietro cui si nascondono più artisti, se sia una donna o un artista famoso. Non si è mai fatto vedere se non con un cappuccio nero che gli nasconde completamente il volto; ma nonostante s´ignori la sua identità, il suo pensiero è ben noto al pubblico.
Sì, perché Banksy fa capire al mondo intero come la pensa tramite la sua arte silenziosa e misteriosa, ma allo stesso tempo così geniale e incisiva. Secondo l´artista, massimo portavoce della street art attualmente, i graffiti rappresentano un modo importante di fare arte: i muri di una città sono gratuiti, nessuno è dissuaso dal costo del biglietto e per questo sono i luoghi migliori in cui esporre e pubblicare i propri lavori.
"Gli amministratori delle nostre città non capiscono i graffiti perché per loro se una cosa non dà profitto non ha diritto di esistere" afferma l´artista britannico che ha fatto dei muri delle capitali mondiali la sua tela, la superficie su cui dipingere e trascrivere messaggi anti-sistema, messaggi di pace.
E quale luogo più bisognoso di pace ora se non la devastata Striscia di Gaza? Il suo graffito sarà stato venduto pure a una cifra davvero minima, una cifra che fa sorridere i critici d´arte. Ma il valore più importante di quel graffito, come degli altri realizzati a Gaza, è quello umano e morale: Banksy è arrivato in un luogo dove nessun´altro artista è arrivato. Con un intento ben preciso: quello di denunciare, mostrare e diffondere lo strazio di una terra piegata dalla guerra attraverso la sua arte.

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